Ciappacime, un dispositivo che semplifica L’ormeggio e la partenza dal proprio posto barca.
Lanciare correttamente le cime d’ormeggio non è semplicissimo. O meglio: in linea generale è facile, e in una situazione di assoluta calma e tranquillità, perlomeno per gli esperti, il lancio va praticamente sempre a segno. Il problema è che non sempre si è così tranquilli e concentrati. Spesso e volentieri si arriva al proprio posto barca non del tutto preparati all’ormeggio, con una coordinazione non ottimale a bordo, e la persona incaricata di lanciare le cime all’ormeggiatore… beh, si lascia prendere dall’emozione. In quei casi la probabilità di sbagliare aumenta esponenzialmente con l’aumentare delle persone nei dintorni pronte a vedere la brutta figura. Si parla pur sempre di qualcosa che prima o dopo è capita a tutti, o quasi: le cime, anziché arrivare lì dove necessario, se ne cadono tristemente in acqua, a pochi metri dalla poppa. E certo esiste una tecnica per migliorare il proprio lancio nel momento in cui ci si approssima al proprio posto barca nel marina: dopo aver fissato la cima alla galloccia di poppa, si realizzano degli anelli in serie, non in spirale ma piatti, calcolando quanti metri addugliare per coprire tutta la distanza necessaria. A quel punto, afferrando le due parti della cima, si potrà compiere un unico, ampio ed energico lancio, lasciando eventualmente scorrere l’altra parte della cima nella mano ferma per guadagnare qualche centimetro in più. Ma e se, invece, a fare cilecca fosse chi deve prenderla quella cima? Ecco, ad aiutare tutti gli attori coinvolti nel famigerato lancio della cima in porto è arrivata una piccola ma intelligente invenzione: si chiama Ciappacime, e arriva dal Friuli Venezia Giulia.
Cos’è il Ciappacime
A brevettare il dispositivo Ciappacime è stato un imprenditore di Udine, Francesco Cerutti, che oltre a essere un inventore è anche un velista di lungo corso. É abbastanza facile spiegare cos’è il Ciappacime: si tratta di un dispositivo telescopico che, dalla posizione di riposo in cui misura appena 30 centimetri, riesce ad arrivare a 90 centimetri una volta allungato e aperto completamente. Per ora esiste solo il modello manuale, ma a quanto pare in un futuro non troppo lontano dovrebbe arrivare anche un modello avanzato, ad apertura telecomandata. Il prototipo è stato realizzato in acciaio inossidabile, in collaborazione con un’azienda friulana – la Luigi Tel di Cervignano – mentre la produzione vera e propria sembra che avverrà altrove, entro i confini europei.
Ma come funziona il Ciappacime? Al momento del bisogno, questo dispositivo viene fissato al pontile, in un foro dal diametro di 3 centimetri che peraltro si può già trovare su diverse banchine. A quel punto il dispositivo può essere allungato, per rendere più confortevole e semplice il passaggio delle cime, nella fase di ormeggio come in quella della partenza.
La genesi del Ciappacime
È lo stesso Cerutti a spiegare la genesi del Ciappacime, idea che sarebbe nata proprio nei porti turistici frequentati dal velista: «dopo infiniti lanci di cime dai pontili delle marine da parte di solerti diportisti, per consentire l’ormeggio delle imbarcazioni al rientro dalle uscite in mare e dopo infinite liti con mogli/compagne/figli/ospiti, perché incapaci di prendere al volo o recuperare agevolmente dal pontile le cime necessarie all’ormeggio, spesso sottolineate con la veneta incitazione da parte del capitano “ciappa le cime str..!” in genere seguita da altre variegate imprecazioni, è nato il Ciappacime».
Di certo l’idea è buona: ora non resta che vedere se questo dispositivo telescopico nei prossimi anni riuscirà a prendere piede nei porti turistici italiani. A quanto pare, scrivono su Nord Est Economia, il Ciappacime ha già raccolto l’interesse di un importante broker nautico attivo negli Stati Uniti: chissà se avrà capito il “sottile” gioco di parole che sta dietro al nome di questo strumento.