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Lavorare in barca: una guida per lo smart working tra le onde

Chi lo avrebbe detto, nel 2019, che lo smart working si sarebbe diffuso in modo così rapido e ampio? Complice il dramma della pandemia, e le conseguenti restrizioni sui movimenti e sugli assembramenti di persone, il lavoro da remoto è diventato per moltissime persone la normalità. E le aziende, una volta testata l’effettiva efficacia del lavoro agile – per il benessere dei dipendenti, per la maggiore flessibilità, per il taglio dei costi e via dicendo – hanno deciso in molti casi di mantenere questa modalità anche dopo l’emergenza sanitaria, in modo totale o parziale. L’anno scorso, per esempio, in Italia c’erano ben 3,6 milioni di smart worker, ovvero di persone che lavoravano lontane dall’ufficio. A queste si aggiungono peraltro i tantissimi lavoratori autonomi e freelance che lavorano normalmente da casa o in spazi di coworking. Ecco, in questa situazione, a tanti diportisti sorge spontanea la domanda: perché non lavorare in barca? Perché, nelle giornate o nelle settimane in cui è possibile lavorare da remoto, non insediare il proprio ufficio nella propria barca, esaltando al massimo grado la libertà del smart working? Di certo l’opportunità di poter passare anche alcuni dei propri giorni lavorativi in barca, per sfruttare ancora di più il nostro scafo, può fare gola a tanti. L’importante, però, è organizzarsi bene, perché la barca e l’ambiente marino in generale richiedono qualche attenzione in più. Vediamo quindi come organizzarsi per lavorare in barca, per dello smart working di qualità!

 

Il necessario per lavorare in barca

smart working mareCosa è necessario portare a bordo per fare smart working dalla barca? Di certo lo strumento di base è il computer portatile, l’accessorio che con la sua presenza abilita l’idea stessa del lavoro da remoto. Chi decide di passare due giornate sulla propria barca ormeggiata in un marina potrà semplicemente portare con sé il proprio solito pc portatile; chi invece ha intenzione di lavorare di prassi sulla barca dovrà probabilmente agire diversamente. Il consiglio in questo caso è quello di portare a bordo anche un pc di riserva (tipicamente il vecchio portatile, verosimilmente “lento” ma pronto per subentrare in caso di emergenza) o ancora meglio acquistare un pc portatile in grado di sopportare al meglio l’ambiente marino. Sì, perché in barca l’umidità è molto alta, la salsedine non aiuta i circuiti a lavorare meglio, per non parlare del pericolo di schizzi e delle temperature spesso molto alte. Ecco che allora si potrebbe optare per un pc portatile “rinforzato”, pensato per l’avventura: esistono anche dei modelli con un buon grado di impermeabilità. Nel caso di dinette molto calda, per non surriscaldare il pc, è consigliabile usare un apposito supporto per pc portatile con ventilatori annessi.

Poi ovviamente servirà una connessione alle rete: il nostro porto turistico di Genova offre la rete Wi-Fi a tutte le barche ormeggiate, e vanta la predisposizione ADSL e telefono sul pontile. Chi invece volesse lavorare in mobilità, e quindi non solo in marina – lungo la costa o in rada – dovrà poter contare su una connessione mobile, sfruttando eventualmente l‘hot spot del proprio smartphone (qui è eventualmente il caso di trovare un’offerta mobile conveniente ed efficace).

E poi? Poi sarà bene mettere in sicurezza i propri dati, sapendo che il computer in barca è comunque leggermente più “a rischio” che altrove. Meglio programmare dei backup quotidiani nel cloud, o eventualmente avere un buon hard disk esterno (da tenere sempre all’interno di una sacca stagna).

Infine c’è il problema più grosso da risolvere, ovvero quello dell’energia. Il pc, lo smartphone, la base con le ventole, tutti questi accessori richiedono elettricità, non tantissima, ma nemmeno poca. E si sa, a bordo l’elettricità non basta mai. Di certo chi è ormeggiato in un marina turistico come il nostro (con colonnine per l’elettricità fino a 400A) non ha problemi; chi vuole avere sempre energia a sufficienza anche altrove dovrà avere a bordo dei buoni power bank, delle batterie di riserva, nonché quando possibile piccoli pannelli fotovoltaici e piccoli generatori eolici.

Dove insediare l’ufficio a bordo

I fortunati possessori di yacht non avranno problemi a trovare uno spazio confortevole per lavorare a bordo. Per chi deve accontentarsi di una barca di dimensioni normali, la scelta è invece meno ampia. Prima di tutto, va considerato il fatto che lavorare sul ponte non è sempre bello ed efficace come si potrebbe pensare: pensiamo alle distrazioni, alla possibilità di fare cadere il pc in acqua, al vento, nonché ovviamente al sole. I pc non sono fatti per lavorare al sole estivo, si surriscaldano; e gli schermi diventano difficili da “leggere” sotto i raggi solari. In questo caso è bene dotarsi quindi sia di occhiali da sole, sia di schermi solari per pc.

Il luogo ideale, più ancora del pozzetto – dove le distrazioni abbondano, e dove non sono esclusi gli schizzi d’acqua – è nella maggior parte dei casi la dinette, soprattutto per le attività che richiedono quiete e concentrazione massima.

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Dove ormeggiare la barca per lavorare in smart working

Come detto, lo smart working è sinonimo di libertà, e lo smart working in barca lo è doppiamente. Di certo però l’organizzazione del lavoro dalla barca deve essere fatta a partire dal luogo in cui si lavorerà: chi opterà per un porto turistico attrezzato come il nostro marina di Genova avrà vita facile, mentre chi vorrà lavorare in rada dovrà organizzarsi un po’ meglio. Di certo la soluzione migliore sarebbe quella di fare un po’ da una parte, un po’ dall’altra: un po’ nel porto turistico, per avere tutto a portata di mano (si pensi per esempio al fatto che il nostro marina è in pieno centro storico di Genova) e per ricaricare tutti i dispositivi, un po’ in rada, dove lo spettacolo della natura e la quiete regnano sovrani. Perché non fare una giornata qui e una giornata lì, per assaporare al massimo il lavoro da remoto in barca?

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