Facciamo un salto indietro nel tempo e vediamo come gli antichi marinai si ristoravano al porto dopo lunghe traversate, una sorta di self service fuori bordo

Ma cosa succedeva su questi moli in passato?
Oggi vi raccontiamo un pezzo di storia di queste banchine; un mestiere ormai scomparso che ha caratterizzato la vita del porto dal basso medioevo fino al 1960.
Trattorie galleggianti, i “self service fuori bordo” più in voga

Catrài è un termine che deriverebbe dall’inglese “To cater”→“Catering”.
Questi street food galleggianti, (o forse sarebbe il caso di dire Sea Food naviganti), offrivano pasti ai marinai su velieri e navi all’ancora che provenivano da ogni parte del mondo: non tutti, infatti, potevano scendere dalle navi per andare in trattoria, e qui intervenivano i “cadrai”, che, navigando lo specchio d’acqua del porto di Genova, affollato di navi – velieri – gozzi e chiatte, al grido di “He! Oh! Gh’è o cadrâi!”, coprivano ogni momento della giornata con diversi menù che venivano issati direttamente a bordo delle navi. Al centro delle loro imbarcazioni dominavano grossi paioli di rame fumanti!
I cibi provenivano in realtà da delle vere e proprie trattorie, i ristoratori più creativi, inviavano i loro dipendenti alla volta delle navi all’ancora per coprire tutto il target di mercato!
Il menu:
Già di prima mattina offrivano la colazione a base di focaccia vino bianco e caffè.
Per poi ritornare a mezzogiorno con stoccafisso, trippe, buridde fumanti, capponadda, torte salate, ma soprattutto el menestron!
Piatto “terrestre”, graditissimo a bordo dai marinai, dopo lunghe diete a stoccafisso e gallette.
Pubblicità degna del miglior food marketing dei nostri giorni!

Non è un caso, infatti, se il nostro minestrone ha fatto il giro del mondo: è stato proprio grazie ai marinai che lo hanno fatto conoscere ovunque.
Una vera corporazione
Il mestiere di cadraio era soggetto a specifica regolamentazione: era sottoposto a concessioni quinquennali, attribuite dal Consorzio del Porto: per far parte della corporazione era necessario avere determinati requisiti, tra cui forma e colore delle imbarcazioni, bisognava attenersi agli orari previsti (si poteva esercitare dall’alba al tramonto), avere almeno un marinaio esperto a bordo, e rispettare le precedenze con la concorrenza.
Alla gare per far parte dell’ordine avevano precedenza i figli di mestiere e le mogli e figlie dei cadrai passati a miglior vita, a patto che fosse sempre presente sul gozzo un marinaio esperto. Questa infatti era una delle poche attività a cui potevano partecipare anche le donne all’epoca.
Tra i più famosi “Caterer” troviamo negli annali: Robicche, Ruscin, Campua, Dria.
Alcuni di loro divennero nel tempo addirittura punto di riferimento per l’attracco dei vascelli!
Non solo self service fuori bordo: ecco gli altri mestieri da banchina

Dai “lega balle” (che preparavano le merci da caricare sulle navi), ai picchetin, che si occupavano di martellare la chiglia delle navi per verificarne l’integrità.
ai Barcaroli, i cui gozzi trasportavano bagagli e passeggeri da terra alle navi alla fonda; vantano la storia più antica: la loro corporazione ha origine nel Quattrocento come “Ars Barcharoliorum” – fino alla metà dell’Ottocento, furono i proprio barcaroli a gestire gran parte dei servizi portuali, incluso quello di ormeggio.
Il mestiere di barcaioli e cadrài era affiancato poi da un’altra speciale categoria di lavoratori: i linguisti.

Collegata al notevole incremento dei traffici internazionali che vedevano coinvolto lo scalo ligure, infatti, intorno alla fine del XVIII secolo circa la metà delle navi che arrivavano a Genova provenivano dai porti dell’Atlantico, dal mare del Nord e dal Baltico!
I linguisti dovevano trovarsi ogni mattina al molo, prima del sorgere del sole, in attesa dell’arrivo di navi estere.
Questa è solo una piccola parte di Storia che è passata di qui sulle nostre banchine, Genova ed il suo porto sono vero tesoro da scoprire. Vi aspettiamo!